Mugello: tra motori, passeggiate, animali e tortelli


Fino a qualche anno fa per me Mugello voleva dire solo una cosa: Valentino Rossi (& co. naturalmente ma soprattutto Lui, The Doctor)! Il mio babbo, sant'uomo, per diversi anni era a “sbandierare” lungo la pista dell'autodromo durante le gare o le varie giornate che facevano lì e quindi, quando c'era il Moto GP aveva ben 2 biglietti per entrare la domenica a vedere la gara sul prato! Era l'evento che aspettavo tutto l'anno; io e chi era il/la fortunato/a che sarebbe venuto con me quell'anno. Quindi per me la prima domenica di giungo voleva dire: sveglia alle 6,00, con gli occhi ancora abbottonati far colazione in due balletti, montare sullo scooter e partire per raggiungere l'autodromo sperando di non trovare troppo casino per strada per vedere tutte e 3 le gare. Soprattutto voleva dire stare tutto il giorno in mezzo al rumore dei motori, e chi è andato almeno una volta a vedere il motoGP sa che non parlo solamente dei motori in pista ma anche se non soprattutto di quelli fuori; voleva dire cercare per almeno mezz'ora la posizione buona per vedere il più possibile la gara e anche per prendere più sole possibile (lo so, sono malata, per me star fuori una giornata in primavera/estate vuol dire cercare di tornare a casa almeno leggermente colorita in viso...); voleva dire mangiare un panino bello carico e troiaioso accompagnato da una (vabbè, diciamo una) buona birra; voleva dire anche poi, una volta finita la gara sperare che lo scooter non fondesse per cercare di uscire dall'autodromo, lui (il mio scooter) e l'altro miliardo di scooter che volevano uscire tutti insieme al mio; indisponenti, fatevi da parte!
Era bellissimo, una giornata meravigliosa nella speranza di riuscire a vedere la vittoria del Dottore senza prendere la pioggia, perchè non so se ve ne siete mai accorti ma state pur certi che il fine settimana del moto GP al Mugello, almeno un giorno su 3 piove!!!


Poi per me Mugello vuol dire passeggiate nella natura: ho passato tanti fine settimana in quel di Vicchio che usavo come punto di partenza per andare a fare le passeggiate a vedere dove nasce l'Arno; oppure andare verso la Futa o verso il Giogo. Mi è sempre piaciuta tantissimo la zona; era bello anche solo arrivarci. Sì perchè non si fa quasi mai l'autostrada: vuoi mettere quanto è bello arrivarci facendo “le Croci”? Inizi a salire e senti la temperatura che cambia; dall'afa della conca fiorentina come fai la curva dopo l'hotel prima di arrivare alle Croci di Calenzano inizi a sentire che fa già più fresco; e poi arrivi in cima al colle, inizia la discesa che porta fino...... all'outlet (!); continui ancora fino ad arrivare alle strade in mezzo al verde: colline a sinistra, campi coltivati a destra; mucche, cavalli, fattorie, case che ho sempre guardato pensando a come mi sarebbe piaciuto viverci! Tutto quel verde mette tranquillità. 


Ma poi, sinceramente, se penso al Mugello non possono che venirmi in mente le sagre!!! Perchè veramente, volete che non si pensi al mangiare? Vero anche che sto scrivendo a mezzogiorno e mezzo e, insomma, sono già 2 ore e mezzo che non mangio e il mio stomaco sta iniziando a tremare... “perchè è a scrivere al computer anzichè essere in piedi davanti ai fornelli a compicciare qualcosa???”

Quindi, il Mugello per me, sì, ok il mio amore incondizionato per Valentino, ok il mio amore (bah, parliamone che sia vero amore) per le passeggiate nel verde, ma è soprattutto cibo e soprattutto TORTELLI!!!! Giusto ieri mi sono cimentata nella ricetta dei tortelli mugellani e il risultato è che non avrei mai smesso di mangiarli!!! Allora, come diverse cose fatte a mano da me, l'occhio non è proprio la cosa che più si gratifica, ma il sapore era veramente buonissimo!

Sono anche piuttosto semplici da fare e vi scrivo subito come ho fatto:
per la sfoglia servono ½ kg di farina, 5 uova e 1 pizzico di sale
per il ripieno invece 1 kg id patate, 1 spicchio di aglio, prezzemolo, sale, pepe e noce moscata


Bisogna iniziare bollendo le patate; se vogliamo essere pignoli la ricetta originale dice di farlo con le patate ancora da sbucciare, ma se fate come me che iniziate a far da mangiare quando già sentite lo stomaco brontolare, sbucciatele e tagliatele già a pezzettoni che così cuociono prima! Una volta che sono pronte vanno schiacciate. Nell'impasto ci va aggiunto la noce moscata, il sale, il pepe e un soffritto di aglio e prezzemolo. Mentre cuociono le patate preparate la pasta; mi raccomando ricordatevi il sale (questo è un messaggio per me! Anche ieri me ne sono dimenticata...). Impastate il tutto e lasciatela riposare un po'. Mentre aspettate che le patate si raffreddino tirate la sfoglia e formate tante strisce di pasta. Se siete bravi (e non quindi come me) cercate di fare le strisce della stessa lunghezza, sarà più semplice fare i tortelli, altrimenti farete come me che guarderete il vostro capolavoro cercando di capire come abbinare quelle strisce di pasta che vi guardano come dire: “beh? E ora come pensi di abbinarci?!”. 


Una volta che avete abbandonato l'idea di abbinarle in maniera coerente, prendete la ciotola con il ripieno e fate dei “piccoli” (non scherziamo per favore, il tortello deve essere ben ripieno, altrimenti non è un tortello!) bocconcini da distribuire sulla sfoglia a distanza tale da riuscire poi a chiudere i tortelli senza dover poi fare il patchwork per riuscire a chiudere il tutto senza far uscire tutto il ripieno (si capisce che è quello che mi è capitato, vero?!). Ripiegate la sfoglia, chiudete i tortelli, ripassateli con la forchetta per evitare che si aprano in cottura e metteteli nell'acqua bollente. In 2 o 3 minuti sono pronti e potrete gustarli in tutta la loro bontà!


Io li ho fatto con il ragù, ma secondo me sono buoni anche burro e salvia o in altri modi. Ad essere sincera li mangerei anche scolati dall'acqua e messi nel piatto, ma sono io che sono “particolare”!
Fate le prove e se vi va, raccontateci com'è andata!
Buon divertimento, Francesca






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